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Il Territorio


Borghi Antichi

I Borghi Storici

La Montagna Pistoiese offre insieme alle sue bellezze naturali, il fascino di un ambiente in cui le memorie e ricordi tracciano un suggestivo itinerario nel tempo. Il visitatore potrà ricostruire attraverso le tracce della storia l´immagine di un territorio dove tra i fitti boschi di castagni, di abeti, di faggi si erigevano imponenti le severe strutture delle rocche di pietra, i cui resti segnano un passato che vale la pena di riscoprire.

San Marcello Pistoiese

l nostro percorso alla scoperta dei luoghi storici della montagna pistoiese inizia da San Marcello, uno dei centri turistici più apprezzati e conosciuti per i soggiorni estivi fin dall´Ottocento. Il paese sorge su un colle soleggiato, coperto di verdi boschi, che degrada dolcemente verso la valle del torrente Limestre. Il borgo, forse di origine romana, offre al visitatore le testimonianze dei secoli passati, quando, fin dal Trecento, si contendeva con Cutigliano la sede del Capitanato della Montagna. Nella pieve romanica titolata a San Marcello, modificata nel XVII e XVIII secolo, si conservano le reliquie di santa Celestina, patrona del paese e protettrice della Montagna, celebrata l´8 settembre con una grande festa che culmina ogni anno con il lancio di una coloratissima mongolfiera di carta costruita sulla base dei disegni dei fratelli Mongolfier. Numerose sono le escursioni che si possono fare da San Marcello, percorrendo le antiche strade e i numerosi sentieri per immergersi in un incantevole paesaggio dove è possibile riscoprire i profumi, i sapori, i suoni della natura. Oltre agli itinerari tracciati nella secolare foresta del Teso, si possono raggiungere mete veramente insolite come lo stretto ponte sospeso di Mammiano, una lunga passerella che collega le due rive del torrente Lima, costruito nel 1922 per gli operai che lavoravano alla Società Metallurgica di Mammiano. Da non perdere è, inoltre, la visita all´Osservatorio Astronomico che nelle limpide notti d´estate offre l´opportunità di scrutare il cielo stellato. Da San Marcello Pistoiese e da Gavinana si possono raggiungere facilmente altre suggestive località. Maresca, piccola ma frequentata stazione climatica, dove ogni anno a Luglio si tengono il Festival Internazionale del Folklore e "Extrad´arte", una manifestazione di teatro e di musica con gli artisti di strada. Lizzano, borgo di antichissime origini, fu tra il X e il XIV secolo uno dei centri più importanti della Montagna. Oggi il luogo si caratterizza per una serie di murales che ornano gli edifici del paese, realizzati tra il 1985 e il 1990 dagli artisti del Gruppo Donatello, dove con un linguaggio fatto di tinte vivaci si racconta la vita della montagna. Testi del Servizio Turismo della Provincia Pistoia.

Gavinana

Estesi castagneti fanno da corona al paese di Gavinana, nota località di soggiorno estivo, che conserva ancora oggi la struttura di borgo medioevale nelle stradine tortuose che salgono fino alla piazza principale e nelle antiche case in muratura rustica di pietra locale, con piccole finestre e portali incorniciati che in primavera vengono adornati di coloratissimi fiori. La storia del paese è legata ad un eroe: Francesco Ferrucci, condottiero delle milizie della Repubblica fiorentina che il 3 agosto del 1530 guidò i suoi soldati nella strenua battaglia contro le truppe imperiali. A questo eroico combattente che si battè fino alla morte sono dedicati la statua equestre nella piazza centrale del paese e il vicino Museo Ferrucciano, che conserva memorie e ricordi di molti patrioti italiani che in epoca risorgimentale resero omaggio al Ferrucci. Nella stessa piazza, luogo di incontro e di manifestazioni culturali e folkloristiche, sorge l´antica pieve di Santa Maria Assunta, edificata nel XII secolo e trasformata all´interno nel corso del Seicento. Qui si conservano due pregevoli opere cinquecentesche in terracotta invetriata realizzate da Benedetto Buglioni, e un prezioso organo ottocentesco di Cesare e Luigi Tronci, celebri organari, uno strumento che fa parte, insieme ad altri organi storici custoditi nelle chiese della montagna, della prestigiosa tradizione musicale pistoiese.

Cutigliano

Su uno sperone a ridosso del monte Cuccola, immerso tra folti boschi, sorge Cutigliano, borgo di origine medioevale, un luogo che ancora oggi conserva quasi intatte le testimonianze del suo passato. Edificato lungo un importante tracciato viario, già documentato in età longobarda, che valicava il Passo della Croce Arcana per dirigersi a settentrione, Cutigliano si sviluppò dopo il 1368, quando, sotto Pistoia, divenne sede della Magistratura della Montagna. Il paese, caratterizzato dalle strette vie fiancheggiate da antichi palazzi e monumenti, è una prestigiosa località di villeggiatura estiva, che completa la propria offerta turistica con la stazione sciistica della Doganaccia, posta sul crinale appenninico. Punto focale del borgo è la piazza del Municipio dominata dal Palazzo Pretorio o dei Capitani della Montagna, eretto alla fine del Trecento e ampliato nei secoli successivi. Lo scorrere del tempo su queste antiche mura è documentato dai numerosi stemmi in pietra e in terracotta policroma dei Capitani chiamati a ricoprire l´ambita magistratura, mentre un grande stemma della famiglia de´ Medici, sormontato dalle insegne papali di Leone X, sovrasta il portale d´ingresso. Un altro simbolo del predominio fiorentino è la statua del Marzocco collocata sulla colonna di pietra nella piazza, copia della scultura originale che si conserva nella prospicente loggia rinascimentale, edificio che completa l´arredo architettonico di questo prezioso spazio urbano, dove è possibile ammirare un affresco cinquecentesco con la Madonna e il Bambino. Il suono dell´acqua che scorre dalla piccola fontana in pietra, accompagna il visitatore fino alla vicina chiesa della Madonna di Piazza dove si conserva un´altra opera in ceramica invetriata di Benedetto Buglioni. Interessanti esempi di pittura fiorentina del Seicento si possono ammmirare nella chiesa di san Bartolomeo, appena fuori dal paese. I dintorni di Cutigliano offrono la possibilità di passeggiate ed escursioni di notevole valore ambientale come per esempio il Lago Scaffaiolo, il Melo, Pianosinatico, Pian di Novello e Sestaione, con la bella fontana granducale che ancora oggi porta refrigerio ai turisti che attraversano questi rilievi. Di particolare interesse sono Pian degli Ontani, patria della poetessa pastora Beatrice Bugelli, e Rivoreta, piccolo borgo dove ha sede il Museo Etnologico della gente dell´Appennino pistoiese (testi del Servizio Turismo della Provincia Pistoia).

Piteglio

Piteglio si trova tra le valli del Torbecchia e del Liesina e domina la Val di Lima, dove correva il tracciato dell´importante e antica strada transappenninica che univa Pistoia alla Garfagnana. Nell´ XI-XII secolo Piteglio era un castello fortificato sotto il controllo pistoiese, le cui testimonianze architettoniche oggi si leggono nelle antiche case che si affacciano sulle strette viuzze che salgono fino al centro del paese. Qui sorge la chiesa di Santa Maria Assunta, il cui campanile dalla forma squadrata rivela l´antica funzione di torre d´avvistamento. Nel piccolo borgo sono presenti due chiese: la pieve della Santissima Annunziata, che la tradizione vuole fondata da Matilde di Canossa, documentata già nel 1040, e la chiesa di santa Maria Assunta, risalente al XIII secolo e modificata nei secoli successivi. Qui si celebrava un antico culto legato alla reliquia del sacro latte della Madonna, che la tradizione vuole portato dalla Terrasanta da un crociato, liquido prezioso che ancora si conserva nella cappella della Madonna del Latte all´interno di un grande altare ligneo seicentesco. [testi del Servizio Turismo della provincia di Pistoia]

Popiglio

Il paese di Popiglio era un antico feudo dei conti Guidi già intorno al Mille ed oggi la sua storia è ampiamente testimoniata dalla ricchezza del suo patrimonio artistico. Per la sua posizione strategica di controllo del territorio sul confine lucchese, fu spesso il centro delle aspre guerre fra Pistoia e Lucca, che videro più volte la distruzione del borgo fortificato. Significative tracce del passato si evidenziano nelle Torri e nei resti del castello medioevale, nella struttura architettonica del centro abitato con le porte d´accesso, ma soprattutto nella pieve di Santa Maria Assunta, uno dei monumenti sacri di maggior rilievo della Montagna Pistoiese. Fondata nel 1271, la chiesa conserva all´esterno la struttura romanica, con la facciata decorata da bassorilievi in pietra, mentre lo spazio interno fu modificato nella seconda metà del Cinquecento e arricchito nel corso dei secoli con opere d´arte di grande pregio che ancora stupiscono il visitatore. Il vicino Museo d´Arte Sacra, allestito nell´antica sacrestia e nell´oratorio della Compagnia del Corpus Domini, che raccoglie dipinti, sculture, arredi e parati liturgici, completa questo importante percorso di arte e religiosità popolare compreso nel sistema dell´Ecomuseo della Montagna Pistoiese. Dalla pieve partono quattro suggestivi itinerari che seguono i sentieri delle antiche rogazioni, uno dei quali scende verso il torrente Lima e conduce al ponte medievale ad una sola arcata detto di Castruccio, un luogo incantato, immerso nel verde, quasi fuori dal tempo. [testi del Servizio Turismo della provincia di Pistoia] 

Calamecca

 

Calamecca è un delizioso borgo medioevale situato nel centro della Val di Forfora, la parte più alta della Svizzera Pesciatina attraversata dal ramo minore del fiume Pescia, della quale fanno parte i paesi di Calamecca, Crespole, Lanciole e le località di Casa di Monte e Pian del Meo.  Si hanno le prime notizie di Calamecca già nell’alto medioevo intorno al 700 d.c. ma sono stati accadimenti successivi a renderlo famoso. Nel 1182 il paese venne distrutto come punizione per essersi ribellato a Pistoia per poi essere ricostruito nel 1332 togliendo però alla chiesa l’onore della Pieve. Nel 1530, invece, venne scelto da Francesco Ferrucci e dal suo esercito come stazione di sosta prima della partenza alla volta di Gavinana, Calamecca infatti fu l’unico tra i paesi vicini a schierarsi per la fazione dei Cancellieri e per questo era un luogo sicuro dove riposare. Proprio per ricordare questo evento la piazza del paese, dalla quale è possibile ammirare una splendida veduta dell’intera Val di Forfora, è stata intitolata al condottiero fiorentino ed è ancora visibile la targa commemorativa. Un’altra targa è posta sulla parete della casa dell’Abate Pietro Contrucci, scrittore figura di spicco del Risorgimento pistoiese. All’interno della piazza è possibile inoltre ammirare la fontana con apposto lo stemma mediceo, che secondo la leggenda non ha mai smesso di buttare acqua dalla sua costruzione. Nella parte più esterna della piazza invece si trova una Verginina cinquecentesca protetta da una pregevole grata di ferro battuto. Nei pressi della piazza, in Via del Borghetto dopo solo 50 metri sulla sinistra, è possibile visitare una stanza nella quale sono stati raccolti dagli abitanti del paese tutti gli strumenti che venivano utilizzati nella vita contadina. Seguendo le caratteristiche stradine lastricate e le abitazioni disposte a spirale si arriva alla Chiesa di San Miniato, recentemente inserita nella campagna “I Luoghi del Cuore” del Fai.
La chiesa si trova nel luogo dove un tempo si trovava la rocca e vi si accede percorrendo una scalinata di pietra. All’interno della chiesa, intitolata al patrono del paese, è possibile ammirare le tre navate con archi a tutto sesto di impronta romanica. L’altare maggiore, delimitato da una balaustra del 1672, e il fonte battesimale sono entrambi in pietra serena lavorati finemente da scalpellini locali.
A rubare lo sguardo però è sicuramente il soffitto settecentesco. Realizzato interamente in legno è composto da  21 cassettoni, separati da cornici decorate, raffiguranti gli apostoli, i cherubini  e la colonna dello Spirito Santo.

Serra Pistoiese

La prima memoria di Serra si ha nel 1040 come roccaforte dei conti Alberti di Capraia, ceduta poi ai pistoiesi alla fine del XIII secolo. Il Castello fu distrutto nel 1327 ma riedificato in poco tempo. Visitando l´antico borgo si coglie subito la particolarità della sua struttura urbanistica, che si snoda lungo il crinale del monte, con una via unisce le due antiche porte di accesso ancora visibili nelle antiche mura. All´interno del perimetro fortificato sorge la chiesa di san Leonardo, che conserva bellissimi capitelli medioevali in pietra con scene dell´Antico Testamento. Nel campanile, in origine torre di guardia, si apre l´antica porta del castello, sormontata da uno stemma mediceo in pietra. Di particolare interesse è il sito dove sorse la pieve di Furfalo, una delle più antiche del territorio pistoiese, i cui ruderi sono ancora visibili in un bosco tra il paese di Serra e la valle della Nievole, un luogo che per gli abitanti della montagna ha una profonda valenza sacra, tanto che vi si celebrano ancora oggi le funzioni religiose durante il periodo pasquale. [testi del Servizio Turismo della provincia di Pistoia]

Marliana

Marliana, Montagnana, Momigno, Casore del Monte e Serra costituirono nel medioevo un gruppo di castelli fortificati sorti su un territorio che si estendeva tra la pianura e i monti appenninici. Marliana domina il colle tra le valli dei fiumi Vincio e Nievole, ed è circondata da fitti castagneti. L´antico castello, già documentato nel XII secolo, andò ditrutto nel 1177 durante la guerra con Montecatini e fu ricostruito in pochi anni. Il borgo ebbe un ruolo di primo piano nella lotte tra Lucca e Pistoia e conobbe poi un lungo periodo di pace sotto la dominazione fiorentina. L´abitato conserva il suo suggestivo impianto urbanistico, arroccato intorno alla chiesa di san Niccolò, documentata fin dal 1373 e trasformata nel Seicento e poi nell´Ottocento. Di fronte ad essa sorge l´oratorio Seicentesco della Compagnia di Sant´Antonio Abate, spazio oggi dedicato a manifestazioni culturali. [testi del Servizio Turismo della provincia di Pistoia]

Serravalle Pistoiese

Serravalle Pistoiese, a metà strada tra Pistoia e Montecatini Terme, lungo il percorso una volta attraversato dalla via Cassia, domina la vallata con le due torri che si stagliano sulla sommità del colle, a delinearne il caratteristico profilo. Il paese, che rivestì un ruolo importantissimo tra il XII ed il XIII secolo, conserva intatta la sua struttura medioevale di roccaforte, con le strette vie lastricate che si arrampicano tra le case, per sboccare in piccole piazze o affacciarsi all´improvviso sul fondovalle. Serravalle merita senza dubbio una visita, durante la quale è d´obbligo ammirare da vicino i resti del castello, e gustarsi il panorama che si apre a trecentosessanta gradi dalla sommità di una torre, presso la "Rocca Nuova", dove si può salire da una scala in ferro. Si potranno visitare inoltre le due chiese medioevali: san Michele, caratterizzata dal loggiato seicentesco lungo il fianco meridionale, ma che ha conservato all´interno la sua struttura romanica, con l´abside in pietra, e santo Stefano, che si erge in cima al borgo con la sua sobria facciata bianca a capanna, che contrasta con le leziosità settecentesche dell´interno, più volte rimaneggiato in seguito all´incendio del 1501. Alle spalle della chiesa si staglia la cosiddetta "Torre del Barbarossa". Una vera chicca è costituita poi dal piccolo oratorio dei santi Rocco e Sebastiano, da poco restaurato, che conserva all´interno brani di affreschi trecenteschi di buona fattura. Il Comune di Serravalle si estende sul versante orientale del Montalbano, su un territorio di grande interesse paesaggistico caratterizzato da estesi uliveti. Piacevoli escursioni si possono fare a Casalguidi, piccolo centro rinomato per il ricamo artigianale, a Vinacciano e alla Castellina, antichi borghi di origine medioevale. [testi del Servizio Turismo della provincia di Pistoia] 

Sambuca Pistoiese

Posto al confine tra la Toscana e l´Emilia, il Comune di Sambuca costituisce il punto d´incontro tra due territori che convivono affiancati con la loro cultura e le loro tradizioni su questa parte della montagna pistoiese. Le alte valli dei due torrenti Limentre e del torrente Limentrella, sono state in passato zone di grande rilievo, con i loro intrecci di strade, come la via Francesca della Sambuca, che collegavano la Toscana centro-occidentale alla valle del Reno e quindi alle città della via Emilia e alla pianura Padana. Su queste antiche vie di comunicazione sorsero nel medioevo chiese, monasteri, ospizi dei quali oggi rimane memoria sui documenti e sono visibili tracce sul territorio. Percorrere i sentieri di questa parte della nostra montagna vuol dire andare alla scoperta di un illustre passato ed immergersi in un paesaggio di rara bellezza. Il castello della Sambuca, eretto a partire dalla metà dell´ XI secolo come postazione di controllo, ebbe un ruolo strategico nelle secolari contese tra Bologna e Pistoia, alla quale fu annesso definitivamente solo nel 1775. Il paese è rimasto quello di due secoli fa, con le sue case allineate sopra gli orti terrazzati che guardano mezzogiorno, la piccola piazza che porta alla chiesa e, in alto i resti dell´antica rocca. La massiccia torre mozzata è la memoria evidente del carattere militare del castello, mentre resti delle antiche mura si trovano inglobate nella canonica e nella chiesa di san Giacomo Maggiore, patrono di Pistoia con il nome di san Jacopo. Camminando in questo antico borgo il visitatore si immerge in uno spazio affascinante e si riappropria di suoni e di rumori quasi dimenticati come l´acqua che scorre dalla fontana pubblica, le chiacchiere di chi cammina o sosta nelle strette vie e nei piccoli spiazzi, o il vento che fa agitare gli alberi delle foreste d´intorno. Ed è in estate che la vita del paese si anima con manifestazioni culturali e folkloristiche che uniscono in una festa comune gli abitanti e gli ospiti. Un´altra roccaforte importante del sistema difensivo in questa parte della montagna era il castello di Torri, documentato fin dall´XI secolo. Se del castello non rimangono tracce è tuttavia interessante visitare il piccolo paese con la chiesa di santa Maria, di origine medievale, che oggi si presenta nella sua veste Sei-settecentesca. [testi del Servizio Turismo della provincia di Pistoia] 

EcoMuseo

Punto Informativo dell'EcoMuseo

Palazzo Achilli venne costruito a Gavinana, in zona dominante, da Ludovico Appiani, all’inizio della seconda metà del XVI secolo (secondo alcuni documenti la costruzione risale più precisamente al 1585). I Principi Appiano, signori dello Stato di Piombino e già signori di Pisa, proprietari delle miniere di ferro dell’Isola d’Elba, avevano uno stretto legame con la Montagna Pistoiese per la locale attività siderurgica; infatti avevano concesso in appalto le miniere di Rio nell’Elba al Granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici; le miniere di Rio rifornivano anche le ferriere Gualtierotti e Villani sulla Montagna di Pistoia. Il Palazzo fu presumibilmente costruito su una struttura di impianto medioevale come poteva testimoniare la torre in esso inserita e crollata alla fine dell’Ottocento. Alla morte di Ludovico Appiani, il Palazzo venne abbandonato per un lungo periodo e decadde gravemente. Alla metà del 1700, Filippo Achilli, ricco commerciante romano di formaggi, che appunto per questa attività ebbe rapporti con il territorio della montagna pistoiese, acquistò il Palazzo, ormai in condizioni di forte degrado. Filippo Achilli, con un intervento intelligente, recuperò le porzioni laterali del Palazzo, ancora stabili, e ricostruì pressoché integralmente la parte centrale, mantenendo tuttavia i caratteri architettonici cinquecenteschi che ancora caratterizzano il manufatto. Alla morte di Filippo Achilli, il Palazzo passa al figlio Domenico che adattò a teatro per rappresentazioni private un ampio vano, al livello seminterrato, secondo il costume dell’epoca nelle grandi città, uso che permarrà fino al 1913. L’ultimo discendente della famiglia Achilli, che era un sacerdote, lasciò il Palazzo al “Popolo di Gavinana”. Il Palazzo venne allora utilizzato come monastero dalle Suore Crocifissine che vi gestirono una scuola elementare ed un asilo. Durante il fascismo il Palazzo fu utilizzato anche come sede dell’Ente Comunale di Assistenza, finché, in attuazione del D.P.R. n. 616 del 1977, l’immobile venne attribuito al Comune di San Marcello. Nell’aprile del 1994 il Palazzo diviene definitivamente di proprietà comunale; dal 1996 è in comodato alla Provincia di Pistoia che lo ha destinato a Punto Informativo dell’Ecomuseo della Montagna pistoiese, spazio mostre temporanee e permanenti, istallazioni multimediali e all’Archivio sonoro della Montagna pistoiese. Palazzo Achilli è diventato anche la sede legale dell’Associazione dell’Ecomuseo della Montagna pistoiese dal 22 Novembre 2011, giorno della sua costituzione. [Testi Ufficio Cultura Provincia di Pistoia]

Itinerario della Pietra

Nel Comune di Sambuca rimangono ancora testimonianze dell´impiego della pietra nelle sue molteplici forme e l´Ecomuseo propone escursioni che permettono una lettura completa di questo tema. 1. La Via Francesca della Sambuca, un´autostrada del medioevo Da Pàvana si arriva a Sambuca Castello, lungo l´antico tracciato della Via Francesca, ancora lastricata in pietra e immersa nella solitudine dei boschi; il Polo didattico di Pàvana (Piazza della Chiesa), dove si possono svolgere vari laboratori sulla pietra, segna l´inizio del percorso. La mèta è Sambuca Castello, dove ci aspetta un accogliente bivacco, ricavato all´interno della cinta muraria. Altri itinerari possibili: 2.Acquerino Riserva Biogenetica, Insediamento Altomedievale La ricerca ha interessato un´area di circa mq 1600. I dati archeologici raccolti ed il ritrovamento di reperti ceramici databili fra il X e il XII secolo durante gli scavi consiglierebbero di interpretare il sito come un complesso monastico ben organizzato esistito durante l´alto Medioevo e scomparso poco dopo la fondazione dell´Abbazia di Fontana Taona (inizi del XI sec.) come attestano i reperti ceramici databili fra il IX e il XII secolo. 3. La Torraccia-Torri Si visitano Le cave di pietra di Torri, le più grandi della zona, che si estendono su un lunghissimo fronte. 4.Treppio e la Valle della Limentrella Lungo tale itinerario si possono visitare, in ambiente ancora integro, borgate disabitate che conservano pregevoli manufatti in pietra. [testi del Servizio Turismo della provincia di Pistoia] 

Itinerario del Ferro

Nel XVI secolo la Montagna pistoiese era il primo polo siderurgico del Granducato di Toscana. La zona era infatti ricca di energia ferronaturale, l´acqua ed i fitti boschi, che garantivano la forza motrice ed il combustibile per gli opifici di lavorazione del ferro. La Ferriera Sabatini di Pracchia espone ancor oggi i macchinari e gli utensili d´epoca; fatta costruire nel 1543 da Cosimo I De´ Medici, nel 1992 è stata recuperata e aperta al pubblico, e rappresenta il luogo del lavoro dell´itinerario rosso dell´Ecomuseo: a scopo didattico vi si svolgono dimostrazioni pratiche di forgiatura e battitura del ferro. Oltre alla ferriera, fanno parte dell´Itinerario rosso il Polo ed il Giardino didattico del Ferro, entrambi allestiti a Pontepetri dal Comune di San Marcello Pistoiese, dove sono stati ricostruiti un maglio, una ruota verticale ed una ruota da molino, tutti funzionanti ad acqua. Sempre nel giardino è attiva una turbina idraulica che sfruttando l´acqua del torrente Maresca consente di fornire l´energia elettrica sufficiente ad illuminare tutto il percorso didattico. Il Ponte Sospeso di Mammiano fu realizzato nel 1922 dall´Ingegnere Vincenzo Douglas Scotti della Società metallurgica Italiana di Campo Tizzoro per consentire agli operai di Popiglio di abbreviare il lungo percorso per arrivare alle ferriere dell´opposta Vallata. Presenta cavi d´acciaio ancorati con massicce catene a basi di calcestruzzo e tavole ferrate con reti metalliche. Alto circa 35 metri nel suo punto maggiore e lungo 212,4 metri, costituisce uno dei ponti sospesi pedonali più lunghi del mondo ed è ora una attrazione turistica di grande richiamo. [testi del Servizio Turismo della provincia di Pistoia]

Itinerario del Ghiaccio

La produzione del ghiaccio naturale, sviluppatasi nella Montagna pistoiese dalla fine del ´700 a metà del ´900, ha il suo asse principale nella valle del Reno tra gli abitati di Le Piastre e Pracchia. In quel periodo si producevano migliaia di tonnellate di ghiaccio utilizzando l´acqua del fiume, il freddo dell´inverno e un ingegnoso sistema di canali e laghi artificiali.Un esempio di tale complesso produttivo è la ghiacciaia della Madonnina (Le Piastre). La Madonnina rappresenta il luogo del lavoro dell´itinerario azzurro dell´Ecomuseo mentre l´attività di studio e di documentazione si svolge nel Polo didattico ed espositivo del ghiaccio. [testi del Servizio Turismo della provincia di Pistoia] 

Itinerario Naturalistico

L´Orto Botanico Forestale dell´Abetone (nell´alta Val Sestaione) è ufficialmente aperto al pubblico dal 1987 ed è definito come un Orto Botanico alpino. La sua area comprende per 3/4 una zona a bosco costituita dalla foresta originale appenninica, mentre la parte restante è occupata da un piccolo giardino roccioso e da un laghetto. La sua peculiarità è l´intima connessione con l´ambiente vegetale che lo circonda e la capacità di guidare alla conoscenza delle rarità botaniche del territorio. Pur essendo un Orto di recente formazione ha visto in pochi anni incrementare le sue collezioni e le sue funzioni così da divenire un vero e proprio museo integrato. L´Orto Botanico ha scelto di approfondire il livello divulgativo mediante la realizzazione di un Polo Didattico a Fontana Vaccaia, una struttura polifunzionale che permette alle scuole e ai corsi formativi di effettuare un approccio didattico completo. A Campo Tizzoro è stato allestito presso due aule delle ex scuole S.M.I. il Centro naturalistico Archeologico del´Appennino pistoiese un centro di documentazione contenente reperti preistorici e geopaleontologici dell´Appennino Nord-Occidentale, fra cui uno scheletro di orso delle caverne. Il museo illustra in breve sintesi la storia della presenza umana nella zona e propone suggestive ricostruzioni di ambienti. [testi del Servizio Turismo della provincia di Pistoia]

Itinerario dell'Arte Sacra e della Religiosità Popolare

Ci informa il Pievano Girolamo Magni, nel suo "libbro dei ricordi" (1549-1601) che la Pieve di Popiglio (Comune di Piteglio) viene arricchita nel corso del secolo di preziose opere d´arte, donate come ex voto da una famiglia di popigliesi residenti a Roma, i Vannini. Grazie a loro la Pieve di Santa Maria Assunta espone oggi nel Museo diocesano d´Arte Sacra di Popiglio rari esempi di barocco romano, mentre nella prospiciente Compagnia del SS. Sacramento sono esposti paramenti e arredi sacri provenienti dalla chiese della Montagna pistoiese. Nei pressi della Pieve sorge il Convento delle suore di San Francesco e Domenico, fondato nel XVI secolo. Dalla piazza della chiesa un percorso lastricato porta al Polo didattico del museo (ricavato in uno storico edificio che ospita anche il Teatro "Mascagni"), dove si possono svolgere varie attività, come quella della tessitura. Dal paese di Popiglio si snodano vari percorsi devozionali come quello che conduce al medievale Ponte di Castruccio Castracani, sul torrente Lima. [testi del Servizio Turismo della provincia di Pistoia]

Itinerario della Vita Quotidiana

Il Museo della Gente dell´ Appennino pistoiese, a Rivoreta, propone un viaggio nella vita della gente di questo territorio dalla modernità ai giorni nostri. Lo fa in un modo nuovo. Sollecitando innanzi tutto il visitatore a calarsi nella dimensione del fare con le mani che nelle società preindustriali significa soprattutto pensare con le mani. Gli oggetti sono poi inseriti in un percorso (visitabile anche da non vedenti attraverso la innovativa tecnologia walk-assistant) fatto di suggestioni, di evocazioni e di suoni perché si vogliono rappresentare idee e procurare emozioni. Ma il cuore del museo è nel rapporto con il paese che l´ha voluto e che ogni anno ripropone pratiche della vita della montagna durante la "Giornata del museo vivente" (ultima domenica di luglio) e durante la "Fiera dei saperi". All´interno del museo è allestito il Laboratorio del giocattolo, che invita il visitatore a sperimentare la propria fantasia e la propria manualità, costruendo direttamente e con materiali poveri semplici giocattoli. In un antico metato è in allestimento (2006) la sezione dedicata alla lavorazione della lana. Nella Valle dell´Orsigna, la cooperativa Val d´Orsigna ha ristrutturato e reso attivi vari edifici con cui trasforma i frutti del bosco: un metato, per seccare le castagne e un molino, il Molino di Giamba, a due palmenti andante ad acqua, costruito nel 1820. A monte del molino in un altro edificio storico sono esposti per la vendita prodotti tipici locali. Nei castagneti vicini si sperimentano nuove tecniche di coltivazione e trasformazione della castagna. Sempre in Val d´Orsigna è stata ripristinata a scopi didattici l´antica "Via del carbone". [testi del Servizio Turismo della provincia di Pistoia]

Ville

Villa Bondi

Abitata dal nobile fiorentino Camillo Bondi, amico di Giacomo Puccini, ha già subito il triste passaggio villa-albergo (ex- Albergo Miramonti) - condominio. Al Bondi nel febbraio 1904, Puccini scriverà del “linciaggio” tributato alla “sua” Madama Butterfly dal pubblico milanese. Via Brennero, 528 51021 Abetone

Villa de Viti

Fu costruita fra gli alberi, sopra alla frazione di Cecchetto, nel primo decennio del 1900 dai marchesi De Viti che risiedevano a Roma. Prima di allora, i De Viti erano venuti all’Abetone, per alcuni anni in villeggiatura prendendo in affitto, da giugno a ottobre, Villa La Roccia. La loro residenza montana era costantemente frequentata da nobili italiani e stranieri ed anche da un personaggio storico, Umberto Zanotti Bianco (1889-1963) uomo di grande cultura ed umanità, archeologo, meridionalista e ambientalista, che, come alcuni abetonesi ricordano, quando veniva all’Abetone era costantemente sorvegliato da due agenti in borghese, perché contrario al regime fascista. La “villa”, dopo il secondo conflitto mondiale fu abitata, sempre in estate, da una delle tre figlie del marchese, Lucia. La nobildonna, dopo la morte del marito, si dedicò alla cura dei bambini poliomielitici; li portava in vacanza all’Abetone, dove studiavano, dipingevano con gli acquerelli e si sottoponevano alle prime cure omeopatiche di cui la marchesa era una fervente sostenitrice. Nelle vicinanze della villa fu allestito un campo da tennis. Questo comportamento filantropico della marchesa è senz’altro da ricondurre anche alle visite che Zanotti Bianco aveva fatto alla sua famiglia anni prima. Egli, infatti, fuggito in Belgio per le sue idee antifasciste, fondò l’Associazione Nazionale per gli interessi del Mezzogiorno; inoltre divenne confidente della Regina Maria Josè di Savoia (che lo mise in contatto con molti personaggi della cultura, alcuni dei quali malvisti dall’entourage governativo), la quale ribattezzò l’Associazione in “Opera Principessa di Piemonte” per evitare che il regime la chiudesse. Dopo la fine del conflitto bellico, Zanotti Bianco fu riabilitato. Gli furono conferite molte cariche di grande prestigio: divenne Presidente della Croce Rossa Italiana, Accademico dei Licei e anche Presidente di Italia Nostra. Nel 1952 fu nominato Senatore a vita dal Presidente della Repubblica L. Einaudi, per gli altissimi meriti scientifici e sociali. Tornando alla “villa”, che appartiene ora alla Fondazione “Le Costantine” (con sede a Casamassella, in provincia di Lecce), dobbiamo rilevare che attualmente si trova in grave stato di abbandono. Nel 1943, durante la seconda guerra mondiale vi si stabilì il Comando tedesco; in paese molti ricordano ancora la figura imponente del maresciallo Kesserling. Via Brennero(ex Via Ximenes),19 51021 Abetone 

Villa Giardini

L’edificio attiguo fu invece acquistato dal Professor Gardini-Brugnoli di Ferrara che alla fine del secolo lo lasciò in eredità agli Ospedali Riuniti di Bologna; per qualche anno fu preso in affitto dal sanmarcellino Gaetano Orsatti che lo trasformò prima in Hotel Orsatti (1886), poi in Hotel Piramidi (1905); nel 1914 Pietro Petrucci, nonno dell’attuale proprietario, fece il compromesso per l’acquisto che, a causa della guerra, fu ratificato solo nel 1918; da allora, e lo è tuttora, divenne hotel Regina. Molti personaggi famosi hanno soggiornato nei locali ristrutturati di questa antica villa: lo scrittore, etnologo, orientalista e grande viaggiatore Fosco Maraini, grande amico del compianto Saverio Zanni; Curzio Malaparte, scrittore stravagante, “di gran gusto, dai gesti paradossali e bizzarri come sono tutti i maledetti toscani”; Teseo Tesei, elbano, ideò e perfezionò il “maiale”, mezzo d’assalto subacqueo della Regia Marina Italiana; per il sacrificio della sua vita, ricevette, nell’agosto 1940, la Medaglia d’Oro al Valore Militare; il “campionissimo” Fausto Coppi. Via Brennero (ex Via Giardini), 5 51021 Abetone

Villa Imperatori

Questa “villa”, oggi Condominio Lo Scoglietto, fu acquistata da Giacomo Puccini, quando già era un musicista di fama mondiale, nel 1903, come è testimoniato da varie sue lettere, datate Boscolungo agosto 1903 e indirizzate all’amico Cesare Riccioni, sindaco di Viareggio: “…Tu non conosci questi luoghi. Perché non ti fai coraggio e dai bagni vieni quassù?.........Non è vero che abbia finito l’opera (La fanciulla del west), ce ne vuole ancora, la finirò tra i ranocchi. Però è vero che ho comprato un villino a 1350 metri sul mare…qui fresco delizioso, mai pioggia, solo un tentativo un giorno.(4) Affascinato dalla lunga vacanza in montagna, convalescente da un grave incidente di auto, (…10 gradi alla sera e 19 il giorno. Delizioso. Ho lasciato le grucce e vado con i bastoni molto male però…(5) acquistò Villa Imperatori consigliato dall’amico fiorentino Camillo Bondi che ne possedeva una simile nelle vicinanze. E l’anno dopo, è alla sorella Ramelde che esprime parole piene di soddisfazione sulla sua permanenza in montagna: “…Qui è freddo ma giusto. Si gode il sole a mezzogiorno senza soffrirne…..Vedrai che bei posti e che bella casina! Porta un vestito buono perché c’è sciccheria. Son rimasto soddisfatto dell’Abetone e son contentissimo.(6) E ancora alla figlia adottiva Fosca: “La casina è un amore e ci è invidiata da tutti, è un po’ solitaria, ma a noi non dispiace”(7). Puccini quasi ogni anno veniva all’Abetone durante l’estate, portando con sé molti ospiti illustri, dal poeta francese Vaucaire (1906) agli amici londinesi David e Sybil Seligman (di cui fu amante clandestino) nel 1907; l’estate del 1912 fu l’ultima in cui Puccini soggiornò a Boscolungo. Il compositore veniva all’Abetone come alla sua montagna, una montagna lucchese, quindi, e non solo pistoiese, secondo l’attributo di oggi. Nella zona adiacente a questa villa, sorse il primo impianto di risalita dell’Abetone, nel 1936, il “mitico” slittone che collegava appunto Villa Imperatori con il Rifugio “La Selletta,” a quota 1711 metri. La seggiovia monoposto che prese il posto dello slittone, è stata rinnovata nel 2005 con un moderno impianto biposto. Via Brennero (ex Via Giardini), 339 51021 Abetone

Villa Mantegazza

Questa “villa” fu fatta costruire da Paolo Mantegazza (1831-1910), antropologo, medico e scrittore, grande studioso, amante della montagna e dei viaggi. Nel 1848 partecipò alle “Cinque giornate di Milano”; sperimentatore della prima fecondazione artificiale, concepì una nuova teoria sulla craniologia umana; in contrapposizione al testo “Cuore” del De Amicis (1886), scrisse “Testa” nel 1887. Pubblicò una serie di scritti sulla fisiologia: Fisiologia del Dolore, dell’Odio, del Piacere e della Donna. Uomo iperattivo ed eccentrico viaggiò moltissimo e fu uno dei promotori degli studi sulle Droghe, ed in particolare sulla cocaina. Dal 1865 al 1876 fu membro del Parlamento Italiano. Come quasi tutte le “ville” della fine dell’800, anche questa fu trasformata in Albergo dalle Signore Bellini che già ne possedevano uno a Firenze; nel 1939 divenne Albergo Excelsior con la famiglia Caniparoli, tuttora esistente. Via Brennero(ex Via Giardini), 313 51021 Abetone

Villa Salviati

Fu costruita agli inizi del 1900 dal Duca don Pietro Salviati; anche questa “villa” veniva utilizzata per la villeggiatura estiva. I Salviati arrivavano all’Abetone con uno stuolo di persone di servizio (autisti, e camerieri); intorno alla “villa” fecero costruire il primo campo da tennis di tutta la montagna pistoiese e molti ragazzi dei paesi andavano a raccogliere le palle per pochi centesimi; vicino al campo da tennis venivano portati anche dei cavalli per le passeggiate dei nobili nel bosco. A Villa Salviati lavorarono, come cuochi, due abitanti di Boscolungo, tra loro cugini: Alberto Fernando Zanni, detto Nando, e Ettore Zanni, nonno di Silvio Zanni, noto attuale ristoratore della montagna pistoiese. Ettore vinse un prestigioso Premio di Cucina Internazionale riguardante i dolci, costruendo un castello popolato da vari personaggi, utilizzando cioccolata, marzapane e zucchero filato. Questa “villa” è stata utilizzata fino alla fine della seconda guerra mondiale; poi è divenuta un complesso residenziale e continua tuttora ad essere meta di nobili italiani e stranieri (i Della Gherardesca, S.Fergusson, ed altri). Alla famiglia di Donna Immacolata è rimasto un solo appartamento, utilizzato ancora oggi dai nipoti, sia in inverno che in estate. Via Brennero(ex Via Ximenes), 217 51021 Abetone

Villa Sammarughi

Queste due costruzioni, molto vicine l’una all’altra, servirono, molto probabilmente da Dogana l’una e da Posta, stallaggio e ricovero dei soldati l’altra. Con l’Unità d’Italia , le Dogane e le Poste, come strutture amministrative, non servivano più, e le costruzioni furono separate anche nella destinazione: l’ex-Dogana, in ottima posizione e con ampia vista sulla Valle del Torrente Scoltenna, prima di essere trasformata in villa (Villa SAMMARUGHI), fu per qualche anno, nei mesi estivi, “Pensione Major”, dal nome del suo proprietario, il prof. C.J. Forsith Major, (1834-1922), un medico scozzese, che si era trasferito a Firenze con la famiglia. Il Forsyth Major, uomo di grande cultura e appassionato di Scienze Naturali, viaggiò in molte parti del mondo, raccogliendo e studiando molti reperti scientifici. A lui si deve una notevole raccolta di resti fossili di vertebrati del Valdarno Superiore e Inferiore e di altre località toscane. Molti dei reperti da lui raccolti si trovano presso la Sezione di Paleontologia del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, dove insegnò per alcuni anni. Ebbe tre figlie che probabilmente gestirono la Pensione. Intorno agli anni ’30 l’edificio fu acquistato dalla famiglia romana Sammarughi che vi trascorse le vacanze estive fino agli anni ´50, quando subentrò un nuovo proprietario che la trasformò in “Piccolo Hotel Cristallo”, andato in parte distrutto alcuni anni fa a causa di un incendio, e ancora in attesa di restauro. Via Brennero(ex Via Giardini), 514 51021 Abetone

Villa Strozzi

Fu appositamente costruita e donata nel 1903 come regalo di nozze del Marchese Massimiliano Strozzi alla futura moglie, signora Guendalina, di origini inglesi. La Marchesa, rimasta vedova nel 1915, vi soggiornò, durante la stagione estiva, fino alla fine degli anni ’50; in molti ancora ricordano come la nobildonna amasse circondarsi dei bambini del paese; in cambio di un elegante baciamano regalava loro mance di un soldo. In una foto della Marchesa, ritratta davanti alla villa, si leggono queste parole scritte a mano: “Tutto effimero. Tutto caduco. Solo il Creatore ci ammanta l’anima di dolcezza infinita…….L’addio del Passato………Abetone 1903-1953” - Guendalina Strozzi - Sotto la foto sono invece riportate queste brevi note storiche: “Nel 1901 il marchese Massimiliano (deceduto nel 1915) e la Marchesa Guendalina Strozzi, venuti quassù quando era tutto amore e solitudine di foresta, presi dalla bellezza del luogo, subito idearono e crearono questo Rifugio di Pace nel silenzio, avvivato solo dal passaggio da Pracchia del calessino postale col suo cavalluccio bianco (potendo ospitare semmai un unico ipotetico viaggiatore). In questa “villa”, trasformata in albergo, ha oggi sede l’Hotel Bellavista. Via Brennero(ex Via Giardini), 383 51021 Abetone

Villa Zaubow

Questa “villa”, situata nei pressi di Fontana Vaccaia, prende il nome dalla principessa russa Zaubow, moglie di un generale dello Zar, fuggito dalla Russia dopo la Rivoluzione. Di aspetto poco bello, la principessa nascondeva un animo molto generoso: alla sua morte, infatti, lasciò a tutti i suoi dipendenti un vitalizio di £.60 al mese. I principi Zaubow possedevano anche la villa dell’Ombrellino, vicino a Fiesole (FI) dove soggiornavano nei mesi invernali. Dopo molti anni di abbandono e di varie modifiche, la “villa” è stata restaurata e ristrutturata a “Casa per Ferie” col nome “La casetta” gestito dalla Cooperativa Sociale Soggiorni “CER” di Brescia. Via Brennero(ex Via Ximenes), 84-86 51021 Abetone

Fontane

Le Fontane

Con questa proposta di percorso tematico intraprenderemo un itinerario conoscitivo della zona montana del pistoiese compresa tra i fiumi Reno e Lima. Lo faremo volgendo la nostra attenzione ai numerosi esempi di FONTANE dislocate nella zona, con la convinzione che la storia di una determinata comunità la si fa anche attraverso quelle vicende di cosiddetta “arte minore”, prodotti materiali della vita sociale. È infatti grazie a questi manufatti diffusi sul territorio che emergeranno dati storici, artistici, culturali. Le fontane: facilmente visibili e accessibili intorno a noi, esterne e soggette alla pubblica vista e fruizione, si possono intendere come “oggetti vivi”, mutevoli in quanto sottoposti allo svolgersi del tempo e delle vicende. Così, attraverso lo scorrere perpetuo della buona acqua che da esse sgorga, proveremo a sfogliare le pagine della storia, sperando alla fine di aver appreso qualcosa di nuovo, per mezzo di questi bei manufatti lapidei, presso i quali, nonostante abbiano perso molto della loro originaria importanza, è ancora facile vedere persone cariche di bottiglie e damigiane intente a versarvi dentro il liquido prezioso che esse offrono, soprattutto in estate.

Fontanone Passo dell'Oppio

Probabili prodotti ximeniani sono anche le fontane: alcune piuttosto semplici, ma sempre dignitose, come quella a Limestre, nei pressi del Passo dell’Oppio; questa, sul ciglio di quella che oggi è la strada statale 66, sorge in località Fontanone (che prende il nome proprio dal manufatto), ed è detta dai locali “pillone”, in linee essenziali e materiali poveri: consta di una vasca monolitica ovoidale in arenaria, addossata ad una testata di mattoni intonacata, coronata da arco a sesto ribassato e modanata alle estremità. Località Passo dell´Oppio

Fontana del Ponte Sestaione

In qualche caso Ximenes progettò delle opere monumentali che rispondevano soprattutto a esigenze decorative e celebrative. Era il caso delle due fonti gemelle poste l’una di fronte all’altra sul ponte Lima (distrutte con il ponte durante la seconda guerra mondiale), e ciò vale soprattutto per quella nei pressi del Ponte Sestaione. Questo si può probabilmente imputare alla sua collocazione, a pochi passi dall’opera più im-pegnativa e maestosa dell’intera strada: il Ponte sul Sestaione. Da qui iniziava peraltro il percorso più arduo e faticoso verso l’Abetone, pertanto nel luogo non poteva mancare una fontana «che rifocillasse i viaggiatori e i loro animali prima della salita finale o che li ristorasse prima della discesa verso San Marcello». Essa sorse un po’ arretrata rispetto alla strada su uno slargo lastricato, comoda sosta per i viandanti. Alla fontana fu inoltre affidato il compito della celebrazione della costruzione del maestoso ponte e soprattutto del suo committente, il granduca Pietro Leopoldo, attraverso una lapide marmorea con epigrafe a elogio del principe. Fu conclusa nel 1779 ma solo nel 1781 fu completata la conduttura di adduzione dell’acqua. La struttura è in pietra arenaria con imponente prospetto delimitato da due paraste a bozze rettangolari con capitello che sostengono dei vasi semisferici con anse lavorate; cimase mistilinee e, a coronamento del tutto, un terzo vaso con anse festonate dal quale fuoriescono delle fiamme (anche i due vasi laterali le avevano ma sono andate perdute). In basso è la vasca monolitica con bombatura irregolare che poggia su un basamento lineare e su due sostegni a zampa di leone. La vasca è sormontata da una lastra orizzontale che tiene due rosoni scolpiti dai quali fuoriescono le bocche dell’acqua, oggi metalliche, che originariamente erano in terracotta. La lastra porta scolpita la frase “O PELLEGRIN SE DEL SENTIER SEI LASSO/ FERMATI BEVI E POI RADDOPPIA IL PASSO”, di carattere popolare e creduta da molti successiva alla fontana. Sopra a questa lastra, al centro della testata, è un cartiglio lapideo mistilineo, modanato con volute, modellato nella parte superiore con un mascherone, che contiene la lapide marmorea rettangolare con l’iscrizione. Sia cartiglio che lastra hanno incise LXF che sta per “Leonardo Ximenes Fecit”. Osservandola nel complesso la fontana appare come divisa in due, in quanto la parte superiore è assai più raffinata e curata che non l’inferiore. La parte della vasca mostra in effetti una lavorazione piuttosto rozza, e non sembra la stessa mano della parte soprastante. Può darsi che lo Ximenes si concentrò più sulla parte celebrativa, verso il granduca, e verso se stesso indirettamente, trascurando la parte “utilitaria”; si è anche supposto che la parte inferiore sia più tarda, avendo quella attuale sostituito l’originale. Località Ponte Sestaione

Fontana dell'Abetone

La fontana in questione, assai più elaborata rispetto alla precedente, dovrebbe però risalire al 1905, come si legge inciso sull’architrave, trattandosi forse di un rifacimento di una precedente struttura. Realizzata con bozze squadrate di arenaria, consta di tre vasche per la raccolta, di cui le due laterali più piccole e ribassate rispetto alla centrale, simmetriche e addossate ai pilastri che sostengono una struttura arcuata con trabeazione modanata; parte integrante della fontana, dal quale anzi essa fuoriesce e sembra plasmarsi, è anche il muro che si estende ai due lati, anch’esso realizzato con bozze squadrate di bu-gnato liscio, che funge da ampia quinta scenografica e incornicia sullo sfondo una piccola piazzettina prima di raggiungere il grande piazzale dell’Abetone, dietro la quale si estende il bosco. Probabilmente restaurata e risistemata nel 1942 come sta inciso su uno dei pilastri a separazione della piazzetta con la strada. Località Abetone

Fontana di Pianosinatico

Una bella fontana si trova in località Pianosinatico, prima detto Piano Asinatico, di incerta derivazione. Frazione del Comune di Cutigliano, di passaggio e collegamento con il comune di Abetone, deve la sua nascita proprio alle vicende della strada. Qui sorgeva una delle quattro Stazioni di Posta, presenti in territorio pistoiese, attorno a questa, e alle attività ad essa connesse, infatti si sviluppò l’insediamento. Nei pressi della Stazione di posta dunque quale corredo ineliminabile sorse anche la fontana, localizzata al margine destro del percorso in salita, prima di una stretta curva sulla sinistra. Come tutte le fontane del percorso è interamente in pietra, con un ampia testata che funge da quinta scenografica, al di là della quale si scorge un bellissimo panorama, e un’ampia vasca monolitica per la raccolta. Località Pianosinatico

Fontana di Campotizzoro

Provenendo da Pistoia, subito dopo Pontepetri, raggiungiamo Campotizzoro: paese inconsueto per la zona, con un tessuto urbanistico “moderno” caratterizzato da architetture di tipo industriale. In effetti, esso deve la sua nascita all’esistenza della Società Metallurgica Italiana, dal momento che tutti gli aspetti della sua vita e del suo sviluppo sono legati alle vicende della SMI (che oggi ha chiuso i battenti). Dalla creazione dei primi capannoni industriali agli inizi del Novecento, infatti il paese si concretizza a poco a poco, in maniera subordinata alla fabbrica. Nascono così le prime ca-se operaie, il villaggio destinato ai dirigenti e impiegati, una scuola, un asilo e tante altre strutture accessorie. Infine col divampare della Seconda Guerra, quando più forte divenne l’esigenza di un’assistenza spirituale, si dette mano alla realizzazione di un edificio sacro. La chiesa di S. Barbara sorge su un’altura da dove domina il paesaggio circostante, ben visibile dalla strada, con la sua mole dicroma a fasce orizzontali. Salendo al piazzale dove si erge la chiesa, troveremo, appena giunti sulla destra, nei pressi della canonica, questa fontana: addossata al muro, scandita da cinque pezzi monolitici verticali che si ergono su un doppio basamento ellittico, di cui uno costituisce la vasca, che rimane così al livello del terreno. La fontana risale al periodo di costruzione della chiesa, e cioè al 1940. Località Campotizzoro

Fontana di Bardalone Basso

Sorge sul ciglio della statale, trasversale rispetto alla strada, questa fontana composta da un’ampia vasca rettangolare, sostenuta alle estremità da due blocchi, con paramento a bozze quadrangolari, addossata ad un muro di margine in cemento, in passato più ricca e maggiormente decorata, oggi un’umile presenza che offre ancora però una buonissima acqua sgorgante dalle sue due cannelle. Località Bardalone

Fontana di Piazza a Bardalone

Sorge al centro di piazza della chiesa, consta di una grossa vasca circolare installata su un basamento modanato poggiante su tre gradini, ancora circolari e concentrici, dalla quale si erge un obelisco a base quadrata. Siamo di fronte alla tipologia isolata al centro di uno spazio e con vasca tonda, forma che risente spesso di influenze arabe, in questo caso realizzata a imitazione della fontana di piazza di Gavinana, modello assai più antico, dalla quale discende anche la struttura situata in Piazza della Chiesa a San Marcello, gemella di questa. Le fontane di San Marcello e Bardalone sono datate entrambe 1904, come sta inciso sulle targhette di marmo apposte sugli obelischi; si differenziano da quella di Gavinana senz’altro per una minore ricchezza basamentale e qui a Bardalone il pinnacolo centrale è più largo, tozzo e semplice del modello, con due sole bocche in luogo di quattro. Località Bardalone

Fontana di Piazza a Maresca

Sul lato sinistro di piazza Ludovico Appiano, la principale del paese, nei pressi della chiesa parrocchiale, si trova questa bella fontana in arenaria scolpita, umile manufatto locale. Murata al muro di confine del retrostante parco, consta di una grossa pilla ovale ricavata in un solo blocco di pietra serena, appoggiata su un pannello di arenaria nel quale sono ricavati i due fori per le cannelle in bronzo, nella parte superiore del quale è incisa la data di costruzione: 1862. La parete movimentata da bozze irregolari la incornicia con due lesene e timpano. Ci si aspetta che da essa, denominata dai locali “il pillone”, sgorghi acqua purissima, giacché anche la famosa poetessa pastora, Beatrice di Pian degli Ontani, decantò: «O fior di pesca, sei vinta in gentilezza da Maresca, ricca di donne belle e d’acqua fresca». Località Maresca

Fontanella di Borgo Freddo

Passeggiando per i vicoli di Maresca, in zona Borgo Freddo, non distante da Piazza L.Appiano, si scorge nei pressi di un’abitazione, questa piccola fontanella. Realizzata con pochi pezzi lapidei irregolari, oggi la vaschetta, direttamente posta sul terreno, è divenuta… un vaso da fiori! Non riceve più l’acqua dalle due cannelle ancora incassate in una lastra lapidea, di qualche interesse per la data di esecuzione: 1907. Località Maresca

Fontana della Banchina

E come non menzionare l’ultima creazione della zona… arrivando a Maresca non passerà inosservata questa fontana capeggiata da una bella scultura a tutto tondo, alle cui spalle vi è un’inconfondibile architettura, tipica di quelle che erano le stazioni della FAP (che sta per Ferrovia Alto Pistoiese). Una delle ultime stazioni dello storico trenino a non aver ancora avuto altra destinazione, che versava in condizioni di degrado, era infatti quella di Maresca, che nel 2001 fu acquisita dalla Banca di Credito Cooperativo della Montagna Pistoiese, con la volontà di recuperare l’immobile e realizzarvi la propria sede sociale e direzionale. Così nel 2005 la struttura ha visto nuova luce, divenendo la nuova sede della “Banchina” (ex cassa rurale), la filiale di Maresca della BCC. Nell’occasione, a corredo della nuova struttura, davanti a un paramento di mattoni con il logo della banca è stata realizzata questa fontana, concepita come una grande vasca circolare in cemento, entro la quale un grande masso sostiene la figura di una donna che versa l’acqua dalla sua brocca. Alla base della vasca corre un nastro che porta a rilievo il verso di S. Francesco d’Assisi “Per sor Acqua, utile e umile e preziosa e casta”, vero e proprio elogio all’acqua. La scultura bronzea raffigurante una giovane donna di montagna di altri tempi, simbolo del lavoro femminile e della sua rilevanza nell’economia e cultura montana, opera di Giuseppe Bartolozzi e Clara Tesi, è stata realizzata con l’antica tecnica della cera persa. Località Maresca

Fonte dei Gorghi

Altra fontana degna di nota all’ingresso del borgo di Gavinana è la cosiddetta “Fonte dei Gorghi”: situata a sinistra della struttura che ospita i pubblici pozzi lavatoi, nei pressi del ponte che porta l’omonimo nome, ove ogni anno si svolge il tradizionale e folcloristico “Bacio dei Cristi”. Anche questa è addossata ad un’edicola votiva, conferma di come anche questi manufatti, espressione di una sentita religiosità popolare, siano presenti in elevatissimo numero nella nostra montagna. La fonte consta di una semplicissima struttura, essendo costituita solo da un possente parallelepipedo lapideo, sul quale si apre la vaschetta quadrangolare. Di incerta datazione, la sappiamo però sicuramente presente, insieme all’edicola, sul finire dell’800, come dimostrano alcune foto d’epoca. Località Gavinana

Fontana di Piazza Ferrucci

Nella piazza principale del paese (intitolata a Francesco Ferrucci), troviamo questa bella fontana della forma isolata, posta al centro di uno spazio, secondo canoni diffusi nel Medioevo, anche se questa è decentrata rispetto alla piazza. Mostra una fattura Sei-Settecentesca, consta di un ampio basamento rotondo a conci di pietra serena squadrati e scalpellinati, su cui è impostato al centro il corpo della fonte, una semicalotta sferica monolitica, sostenuta da sei mensole modanate, da cui si erge un obelisco, concluso da una sfera di pietra e una croce in ferro battuto; alla base dell’obelisco sono le quattro bocche dell’acqua, cannelle in bronzo fuso e tornito. Anche se non è identificata la data precisa di costruzione, sappiamo che nel 1725 è stato eseguito l’obelisco con la soprastante crocetta da apporre alla fontana, che dunque era già esistente. Queste notizie si ricavano da una riunione del 26 luglio 1725 in cui fu fatto un partito per lo stanziamento di denari per spese pubbliche, tra cui compaiono i pagamenti a Maestro Giov. Domenico Vignoli scalpellino per aver fatto parte della colonna e a maestro Domenico Lori per aver realizzato la crocetta per la fontana pubblica. Originariamente la fonte era dotata di tre piattaforme circolari soprastanti che costituivano una gradinata e quindi la fontana risultava più sopraelevata rispetto alla piazza dove sorgeva in posizione diversa rispetto all’attuale, più centrale e spostata a sud. Sul corpo del pinnacolo sono incise su due facce le date 1854, riferita ad un restauro, e 1956 che invece riguarda l’anno di spostamento. Per permettere una più agevole circolazione, resa più difficoltosa dopo la messa in opera del monumento al Ferrucci, infatti, la fonte fu spostata di qualche metro, il basamento venne alterato e scomparvero i gradini. Della forma originaria restano alcune fotografie, delle incisioni e vecchie cartoline. Località Gavinana

Fonte della Pievana

Tra gli esempi più antichi a Gavinana è da citare la piccola fontanella “della Pievana”, già ricordata in un documento della fine del ‘300; si tratta di un semplice cippo in mattoni che si erge sulla piccola vasca a terra, terminata da tettoina in pietra, con cannella di bronzo in alto al centro; probabilmente la struttura è però un rifacimento moderno. La fontanina è addossata a una nicchia votiva, la quale doveva originariamente essere dipinta, ma, andata perduta la figurazione, in tempi recenti è stata sostituita da una formella rettangolare in terracotta dipinta, raffigurante il profilo del volto della Madonna. Sotto una targa lapidea porta incise le lettere F.T. C.F. F. A. e la data 1833, forse riferibile all’apposizione della nuova formella e magari alla ristrutturazione del tabernacolo e della sua fontana. Località Gavinana

Fontana di Piazza a San Marcello

Nel centro del paese di San Marcello Pistoiese si trova questa elegante fontana di proporzioni piuttosto monumentali. Essa sorge in Piazzetta Port’Arsa, precede di qualche metro, sulla sinistra, l’arco che un tempo incorniciava l’antica porta “Arsa”, che introduce in via Roma. La fontana pubblica, interamente in pietra serena, si mostra con un’ampia vasca rettangolare, modanata sugli spigoli e nel bordo superiore, addossata ad un’alta testata. La testata in conci di pietra squadrati e disposti a filaretto, è piuttosto ricca: alle estremità due pilastrini sorreggono dei tronchi di piramide sormontati da palle con cuspidi appuntite; dai pilastri partono due ampie volute a rilievo sulla pietra, e al centro si eleva un altro pilastrino sormontato questo da un elegante vaso lapideo. L’acqua sgorga da due bocche laterali, applicate a metà altezza della testata. Difficile è darne una cronologia precisa, ma sicuramente non dobbiamo farsi ingannare dalla data “1893” incisa sul retro della testata; la data in questione si riferisce infatti ad uno spostamento subito dalla fontana. La fonte è comunque assai antica e la sua storia abbastanza complessa: quello del 1893 non è il solo spostamento che l’ha interessata. La fontana di Port’Arsa deve almeno risalire al XVI secolo; infatti tra le prime testimonianze che ricordano della sua esistenza c’è quella di Domenico Cini, che nel ricordare della venuta a San Marcello del Granduca Francesco de’ Medici e di sua moglie Bianca Cappello nel 1579, spiega che i due principi risedettero nell’allora casa Calestrini, quella che nel Medioevo fu la residenza del Podestà (che rimane, ricordiamo, adiacente all’attuale via Guidi), e che il cortile contiguo a tale casa “era sotto alla fonte pubblica di piazza”. La fontana sorgeva cioè all’estremità dell’attuale piazza Matteotti, grosso modo tra l’antico Palazzo della Cancelleria e quello Pretorio posto quasi di fronte, addossata ad un alto muro che delimitava la piazza stessa; al di là del muro era il cortile della casa che dai Calestrini passò ai Pelliccia e venne poi acquistata, nel 1624, da Lorenzo di Tommaso Cini, e a fianco di questo era un pezzetto di orto; la fontana sorgeva su una pavimentazione in pietra. La fontana nel corso dei secoli ha cambiato sede tre volte. Al 1771 risale il primo spostamento: era in corso la costruzione della strada ximeniana ed in quell’anno il tratto fino a San Marcello risulta completato. In quel periodo in paese stavano procedendo vari interventi, tra i quali il restauro di diversi edifici pubblici e la costruzione della locanda e della posta; si provvide anche al restauro e successivo spostamento della fontana. Fu collocata in un altro spazio della piazza, nei pressi del precedente, ma non resisté molto in questa nuova collocazione. Nel 1779 il tecnico incaricato dei controlli alla strada granducale, Giovanni Gamberai, ne chiese la rimozione, proponendone lo spostamento nella porzione di suolo più o meno di fronte al Palazzo Pretorio, consigliando di ricostruirla con le stesse pietre e materiali . Così fu fatto e, a margine della strada ximeniana rimase per quasi tutto l’800. Alla fine del secolo si decise, infatti, a causa dei disagi comportati dalla stretta “via per Gavinana” (ricordiamoci che la strada granducale passava per l’attuale via Roma), di costruire un cavalcavia che attraversasse il fosso della Susina, raccordando la Ximenes – Giardini ed evitando così il passaggio da Port’Arsa. Ma la fonte era posta all’attestazione del previsto cavalcavia, fu così che nel 1893 in consiglio comunale il Sindaco informò dell’occorrenza di trasportarla altrove, proponendo il luogo ove ora si trova. La data incisa sul retro della fontana ricorda questo ultimo spostamento. Durante i numerosi traslochi la struttura ha sicuramente subito delle modifiche: sappiamo per esempio di un intervento del 1881 di riparazione alle condutture dell’acqua, dove si prevedeva “un nuovo abbeveratoio da costruirsi al di dietro della fontana di piazza di dimensioni uguali a quello esistente”, e la presenza dell’abbeveratoio è attestata già nel 1825. Località San Marcello

Fontana di Piazza della Chiesa

In piazzetta G. Arcangeli, quella compresa tra gli edifici del Palazzo Comunale e della Chiesa parrocchiale, posizionata al centro si trova questa graziosa fontana, che abbiamo già visto essere stata realizzata ad imitazione di quella di Gavinana, insieme alla fontana di Bardalone, nel 1904, come riporta inciso la targhetta marmorea posta sull’obelisco. Sicuramente prodotto di manifattura toscana, essa si compone di una pilla circolare in pie-tra arenaria, scavata in un sol blocco, poggiante su un bel basamento rotondo, dalla quale si erge un obelisco piramidale al culmine del quale vi è un globo sormontato da una punta di lancia in bronzo. Località San Marcello

Fontana della Vita a San Marcello

Un breve cenno a questa fontana lo si fa non tanto per una sua particolare importanza storica (anzi la fonte è creazione recente probabilmente della prima metà del ‘900) quanto per la diversità che emerge a paragone con tutte le altre della zona, e soprattutto per la sua caratteristicità che la rende un manufatto così gradevole. La fontana [fig. 177] si trova lungo il viale panoramico che corre sopra l’abitato di San Marcello, immersa in un boschetto, ma subito al margine della strada. Si tratta di una grande nicchia a bozze irregolari di pietra a faccia vista, delineata da un possente arco a conci squadrati con chiave di volta che è una semplice bozza rettangolare più grande delle altre. All’interno di questa sorta di “caverna” sono tre vaschette di liscia arenaria, addossate alla parete ad altezze diverse. La costruzione è detta “Fonte della Vita”, si potrebbe quindi leggere nelle tre vasche le tre età dell’uomo, arricchite dall’acqua, elemento “vitale” e carico di simbologie. Ma forse la struttura rifugge da qualsiasi interpretazione colta, essendo piuttosto corredata da un simpatico e popolare ritornello, inciso su una pietra rettangolare addossato ad un macigno a sinistra della fonte, che recita “A LA FONTE DELLA VITA/ CHI VI VIENE SI MARITA”. Località San Marcello

Lungo il viale di San Vito

Il bel viale che costeggiando la chiesa parrocchiale si snoda dal paese, e attraverso un’incantevole passeggiata raggiunge il Poggio di San Vito, ricalca un antichissimo percorso, grazie al quale poter varcare l’Appennino, che addirittura affonda le sue origini in epoca romana, e che costituiva il collegamento tra Pistoia e Modena. L’itinerario, che da Lizzano raggiungeva Cutigliano per dirigersi poi, attraverso il Passo dell’Alpe alla Croce (oggi Croce Arcana) verso la valle di Ospitale, poi Fanano, infine Modena, ebbe notevole impulso in epoca longobarda, fino a rivestire una maggiore importanza nel XII – XIII secolo che mantenne per tutto il medioevo. Sul tracciato di quella stessa via sorge tuttora la chiesa di San Bartolomeo. Da questa, procedendo lungo il percorso si incontrano due fonti, piacevoli soste dissetanti durante il cammino; la prima di queste si trova in corrispondenza delle ultime case di via Pacioni: la fonte è ricavata in un’ampia nicchia incorniciata da un arco di conci di arenaria squadrati, mentre il fondo, di recente esecuzione, è realizzato a calce e ciottoli in uno stile “Falso rustico”. A questo è addossata la fontana, la cui pilla, ricavata in un unico blocco di arenaria è sormontata da un mascherone a bassorilievo dalla cui bocca esce la cannella in bronzo. Lo stile del mascherone, nonché della vasca sono attribuibili alla prima metà dell’800. Località Cutigliano

Fonte di San Bernardino

La fontana in via Pacioni, nei pressi della pieve è intitolata a S. Bernardino: il personaggio cioè, raffigurato in una delle opere d’arte più notevoli di Cutigliano, ovvero la Pala Robbiana custodita nella Chiesa della Madonna di Piazza. La pala, attribuita all’opera di Benedetto Buglioni del primo decennio del XVI secolo, mostra il Santo alla destra del trono della Vergine; la scelta del personaggio non è casuale giacché San Bernardino da Siena effettivamente soggiornò a Cutigliano nel 1437, ospite di Cecco di Pace, recitando in paese infuocati sermoni che toccarono profondamente i cutiglianesi. La fonte in questione è già ricordata nel ‘400: oggi il manufatto, murato all’interno di un’ampia nicchia, ha subito rimaneggiamenti tra XVIII e XIX secolo, ma è probabile che la vasca in arenaria di un sol blocco, poggiante su basamento anch’esso monolitico, possa essere assai più antica anche se il ripetersi, con poche varianti, di motivi e tipologie fino al XIX secolo, rende difficile una collocazione cronologica precisa. Località Cutigliano

Pozzo del Capitano

Tra le fonti più antiche di Cutigliano, anche se non si tratta propriamente di una “fontana”, vi è il cosiddetto “Pozzo del Capitano”; esso si trova sul retro del bel palazzo, punteggiato di stemmi lapidei, in pieno centro del paese, dove oggi ha sede il Comune. L’edificio in questione sorse nella seconda metà del ‘300 come residenza dei Capitani della Montagna. Inizialmente, infatti, il giusdicente risiedeva in un’abitazione presa in affitto, che sorgeva nei pressi dell’attuale piazza del Comune; ma nel 1377 si decise di dare una decorosa dimora ai Capitani di Giustizia che si avvicendavano al governo della montagna, stipulando un contratto per l’acquisto di un terreno su cui edificare la residenza della magistratura, rogato alla presenza dei sette sindaci delle comunità della Montagna Alta. Celermente si procedette alla costruzione del palazzo, riutilizzando alcune delle strutture preesistenti, e già pochi anni dopo esso sembrerebbe ultimato. In una delle ultime pubblicazioni, risulta come il palazzo originario trecentesco fosse sicuramente di proporzioni più ridotte; questo presentava, pare, un portico al pian terreno e un primo piano con il salone per le assemblee e l’abitazione del Capitano; inoltre una possente torre era impostata sulla sinistra, a bozze di pietra disposte a filaretto, corredata da una campana per le comunicazioni e gli avvisi di rito. L’edificio originale doveva avere poi, sul retro, una corte, nella quale era compreso il pozzo, oggi unico superstite. Si tratta di una vasca lapidea rettangolare, incassata in una profonda nicchia voltata a sesto ribassato, sul retro dell’edificio, in una minuscola piazzettina, molto suggestiva. Località Cutigliano 

Fontana della Loggia

Nei pressi del “Palazzo dei Capitani” si trova anche questa fontana Non possiamo dire chi fu il progettista del “Palazzo dei Capitani”, ma certo è che anche Cutigliano ricalca i moduli tipici di quest’epoca, l’epoca nata con la fioritura dei Comuni toscani, il XIII secolo, “il secolo del popolo”, che vide anche il sorgere dei Palazzi pubblici come espressione della libertà comunale e a servizio della necessità di un luogo di raccolta per discutere in comune temi comuni ; anche se in piccolo e tardivamente, pure i centri minori si dotarono dell’appropriata sede per l’autorità costituita e così avvenne a Cutigliano, dove si propose in scala ridotta la situazione della capitale fiorentina: nei pressi del palazzetto è la loggia, qui disposta quasi di fronte all’edificio e raccordata a questo da una fontana, risalente al XV secolo. Essa si trova al margine sinistro del palazzo, disposta perpendicolarmente rispetto alla facciata; consta di un paramento a bozze squadrate di arenaria, al quale si appoggia l’ampia vasca monolitica che riceve l’acqua da una cannella in bronzo, il tutto collocato su due scalini; è affiancata da una copia scolpita della colonna col Marzocco, il cui originale è ricoverato dagli anni settanta all’interno della loggia per motivi conservativi. È probabile che, almeno per un certo periodo, essa costituì l’unica fonte di acqua del paese. Località Cutigliano

Fontana di Piazza Catilina

Questa fonte pubblica si trova a margine della Piazza Catilina, la principale del paese. In arenaria, presenta murati sulla mostra tre stemmi scolpiti a rilievo su conci di pietra, l’uno raffigurante un leone rampante a sinistra sormontato da banda trasversale con tre stelle a cinque punte, l’altro il giglio di Firenze e l’ultimo sei palle a bassorilievo. Nonostante c’è chi afferma che gli stemmi siano di origine rinascimentale, la tecnica d’intaglio e lo stato di conservazione del pezzo assegnano la tipologia allo stile del XX secolo. Località Cutigliano

Fontana di Migliarina

Come si può costatare, il paese di Cutigliano è costellato di fontane pubbliche. Facciamo un cenno all’ultima, non potendo menzionarle tutte. La fontana in questione si trova nei pressi di Piazza Catilina, dove via Garibaldi si apre in una piazzetta. È realizzata in pietra arenaria e muratura ed è attribuibile al XIX secolo, mostrando uno stile e tecnica d’esecuzione tipiche di questo periodo. Si può ritenere esecuzione di maestranze locali. Presenta una pilla monolitica addossata e incorniciata da una struttura architettonica di conci squadrati formanti un’esedra, terminata in alto da trabeazione. Località Cutigliano

Fontana di Pian degli Ontani

Lasciando Cutigliano e poi la Statale per l’Abetone, svoltando a sinistra al bivio di Casotti, si percorre il versante destro della Valle del Sestaione, raggiungendo facilmente Pian degli Ontani. Paesino immerso nei boschi, prevalentemente di faggio e castagno, e non di ontani come saremmo portati a credere; questi alberi, presenti oggi solo in minima parte, un tempo dovettero invece essere molto consistenti. La piazza principale, sulla quale si erge la Chiesa dei SS. Maria e Cirillo, è delimitata da un muro di cinta: è lungo questo paramento, quasi di fronte all’edificio sacro, che troviamo questa graziosa fontana, di proporzioni non monumentali, ma di fattura di tutto rispetto. Il muro a bozze quadrangolari ad un certo punto si interrompe per far posto ad una nicchia che ospita al suo interno la fontana. Costituita da una vasca semicircolare modanata, issata su un basamento anch’esso semicircolare, è appunto inglobata in una nicchia, formata da due pilastri, composti da sette blocchi squadrati ciascuno, che sostengono un architrave monolitico con spioventi. Al centro è la cannella metallica di forma a testa di serpente, così diffusa nelle nostre zone. Recentemente a fianco della fontana, distante di pochi metri, è stato posto un monumento dedicato a “Beatrice di pian degli Ontani”; opera dello sculture Vinicio Betti, esso consta di una lastra di pietra arenaria, scolpita con l’effige della famosa poetessa pastora. È stato inaugurato il 18 giugno 2000: per quell’occasione l’intera piazza Acerone è stata restaurata, con essa ovviamente la nostra fontana, che in effetti presenta delle stuccature moderne e si trova in perfette condizioni. Località Pian degli Ontani

Fontana di Rivoreta

Da Pianosinatico, abbandonando la statale e scendendo per il bivio sulla destra, dopo alcuni chilometri si raggiunge Rivoreta. Paesello che vanta vetuste origini, c’è infatti chi auspica possa derivare dai romani, certo è che è posto lungo una delle più antiche mulattiere che consentivano ai viaggiatori di raggiungere Modena da Cutigliano; arteria viaria frequentata dal medioevo, ancor oggi percorribile a piedi, che rivestì per secoli una notevole importanza, prima di essere soppiantata dall’apertura della strada Ximenes – Giardini, che comportò l’esclusione di Rivoreta dalla grande comunicazione. Oggi il paese è rinomato soprattutto per il museo che ospita: “Museo della gente dell’Appennino Pistoiese”, fulcro di uno degli itinerari dell’Ecomuseo della Montagna Pistoiese. È proprio oltrepassando l’inconfondibile sagoma della struttura del museo che troviamo, salendo sulla piazza del paese, questa semplice ma bella fontana. Essa consta di un paramento murario a bozze quadrangolari sul quale è addossata la vasca monolitica di pietra, sostenuta da un piccolo basamento. Da due cannelle in bronzo fuoriesce l’acqua, probabilmente proveniente da due diverse sorgenti, giacché, come si legge nelle targhette applicate rispettivamente vicino a queste, una è acqua potabile, l’altra no. Su uno dei blocchi lapidei costituenti il paramento, è incisa la data della probabile costruzione: 1894. È verosimile ritenere che essa sia stata realizzata a compimento dei lavori di restauro che interessarono la chiesa nel 1892, e di una più generale risistemazione della piazza. Recentemente (2005), in occasione dei lavori di ripristino del retrostante pozzo lavatoio, la fontana ha subito dei lavori manutentivi di pulitura e stuccatura, apparendo oggi ben conservata e non intaccata dal tempo. Località Rivoreta

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